Filed under: Recensioni | Tag: American Football, colossal, Emo, Emo Pop, Indie, Kinsella, look mexico
Dei Look Mexico credo che ne parlammo già nella vecchia versione, ma potrei sbagliarmi. In ogni caso sono pochi i gruppi che nel 2009 tentano di sfondare percorrendo la strada dell’emopop/indiepop fatto come si deve, visto che gruppi come American Football, Ghosts & Vodka, e Colossal (per essere vagamente più recenti) ci hanno lasciato in eredità dei dischi che avrebbero quasi potuto chiudere questo capitolo della storia dell’emo così bistrattato e soventemente dimenticato. L’altra manciata di band che meritano di essere accostati a questi gruppi seminali li conoscete; These Town Needs Guns, Algernon Cadwallader e Empire Empire! (I Was a Lonely Estate). I Look Mexico a differenza di quest’ultimi però, imho, sono quelli che hanno “reinventato”, se così si può dire, lo stile. Le canzoni hanno uno stampo leggermente più pop e commerciale dei rivali appena citati, ed é sempre bello poter sentire degli ottimi spunti e diversivi strumentali. Soprattutto quando si potrebbe recitare a memoria la formula arpeggio-vocals-schitarrata-arpeggio perfezionata nelle camere da letto della famiglia Kinsella.
I riferimenti musicali li avete, il mio consenso pure, dunque sentite, scaricate, comprate e consumatene.
Matteo
Si parlava di dischi post-Mineral? bè i The Gloria Record non se l’é mai filati nessuno, eppure alcuni pezzi li considero i più maturi che Chris Simpson e soci abbiano composto. Più emo-pop (anche se ormai non ha più senso questo binomio) di così si muore.
A Lull In a Traffic
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S/T
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Matteo
Filed under: Recensioni | Tag: Deep Elm, Emo Pop, Parliamo anche di dischi che non ci fanno sembrare figh, Ride Your Bike
C’è stato un tempo in cui sapevi per certo che se ti perdevi una qualsiasi uscita Deep Elm stavi facendo del male a te stesso. E questo valeva fino a tre o quattro anni fa, mica decenni addietro. Poi sono iniziate a girare strane idee per la testa di John e Chuck, strane voglie di voltare pagina anche e soprattutto per la paura di rimanere schiacciati dal trend emo. Allora basta Emodiaries e largo a giovani bizzarri, gente più (Moving Mountains, Latterman) o meno (Free Diamonds, Track A Tiger) brava, ma che poco ha da spartire con il classico suono Deep Elm. E negli ultimi mesi è difficile trovare qualcosa di davvero buono. Forse la cosa migliore rischia di essere proprio il dischetto di questi Ride Your Bike, ovvero emo-pop-rock che ci avrebbe con tutta probabilità mandato in brodo di giuggiole ai tempi di Dial In Sounds, di Bleed American e del primo Dashboard Confessional.
Per quanto mi riguarda, gli Sherwood sono stati il canto del cigno di questo emo-pop-rock anche se questi giovanotti qualche pezzo più che carino lo sanno mettere assieme giocando di fino tra ritornelli zuccherosi il giusto e arrangiamenti gustosi. E pezzi come Sticks and Stones e This Car Is Hot as Hell non si sentivano da tempo. Ma più che altro i Ride Your Bike non fanno che ricordarmi quanto eravamo belli, giovani, innocenti e inebetiti cinque o sei anni fa. Che a pensarci bene è un effetto collaterale che rende l’ascolto molto più emo di quanto in realtà non sia. Se avete voglia di una bella botta di malinconia – ma di quella proprio idiota, adolescenziale fino al midollo – eccola servita.
Qua c’è il loro myspace ma, un consiglio sincero: non ci andate. O se ci andate non credete a nulla, ma proprio nulla di quello che c’è scritto. No, non assomigliano a Cat Stevens, fidatevi.
Mattia